Qualche applicazione specifica
Utilizzo del Template per la redazione di una carta archeologica
(Laura Cerri)
Il Template è stato testato per elaborare la carta archeologica del centro storico di Fano, un progetto finanziato dal Centro Studi Vitruviani e dall’Università degli Studi di Urbino, con l’obiettivo principale di ricostruire l’urbanistica della città romana e rendere disponibile su piattaforma GIS le conoscenze sul patrimonio archeologico note finora. I soggetti coinvolti nel progetto, in accordo con la SABAP per le Province di Ancona e Pesaro e Urbino e con il Comune di Fano, hanno ritenuto utile adottare il Template in modo da poter realizzare una banca dati che avesse valore a livello nazionale e che fosse in grado di dialogare con tutto il complesso sistema di catalogazione e tutela del MiC, mettendo a punto uno strumento utile per la conoscenza e lo studio della città romana, ma anche per la tutela e la valorizzazione del suo enorme patrimonio archeologico.
Quelli che seguono sono semplici suggerimenti e consigli rivolti a chi si approccia all’uso del Template per la realizzazione di una carta archeologica, e lo fa con la consapevolezza che la realizzazione di un tale lavoro prevede una lunga e laboriosa fase di ricerca di archivio e bibliografica che va effettuata tenendo a mente le informazioni utili per compilare i principali campi del MOSI, dati che, in ogni caso, possono essere modificati e integrati anche nel tempo.
La ricerca d’archivio
Spendo qualche riga per descrivere la procedura adottata per il caso di Fano nel corso della ricerca di archivio, che si è dimostrata utile per semplificare e velocizzare la compilazione dei MOSI (il lavoro è ancora in corso e a oggi sono stati inseriti circa duecento MOSI all’interno del Template su Fano). Durante la ricerca di archivio sono stati acquisiti tramite fotografia e/o scansione tutti i documenti utili ai fini della redazione della carta archeologica, ogni documento è stato quindi archiviato in modo digitale in cartelle nominate con l’intestazione dell’archivio di provenienza (es. Archivio SABAP AN-PU) all’interno delle quali i dati sono stati suddivisi in sottocartelle riferite alle sezioni dell’archivio (es. Archivio Aministrativo, Archivio Storico, Archivio Disegni, Archivio Foto ecc.) dove sono state collocate ulteriori sottocartelle nominate con la titolatura dei fascicoli e/o dei faldoni rinvenuti in archivio (es. Fano-Scavi Ex Luigi Rossi) e, nel caso di fascicoli senza titolo, le sottocartelle sono state nominate indicando l’oggetto del documento consultato (es. Teatro Romano). È in queste cartelle che sono confluite le scansioni e le foto dei documenti. L’archivio digitale così ottenuto riproduce fedelmente l’archiviazione della documentazione adottata nell’archivio di provenienza in modo da non perderne l’organicità e renderne più semplice l’eventuale reperimento nell’archivio fisico in caso di una necessaria consultazione. Inoltre, così facendo, copiando il percorso del file, ovvero del fascicolo di interesse, dall’archivio digitale si ha già a disposizione il riferimento completo dell’archivio da inserire nel campo apposito del MOSI (es. ARCHIVIO SABAP AN-PU\ARCHIVIO AMMINISTRATIVO\Archivio Storico\Provincia PU_cassetta 4\Fascicolo 8\Materiale archeologico della Cattedrale).
Nel corso della ricerca di archivio un altro escamotage utilizzato per semplificare e velocizzare la successiva compilazione dei MOSI è stato quello di registrare ogni singolo documento consultato in un’apposito foglio excel (XLS) con voci che sintetizzano i principali campi del MOSI, come: la localizzazione, l’anno di rinvenimento, la modalità di rinvenimento, le quote (assolute e relative), la descrizione, la cronologia, la bibliografia, l’archivio di riferimento, la presenza o meno tra i documenti di archivio di foto, piante, disegni e se si tratta di documentazione presente in archivio in formato digitale o cartaceo (o entrambe). Una volta che i singoli rinvenimenti attestati dai dati di archivio sono stati inseriti nel Template a ciascun documento presente nella tabella è stato attribuito il codice ACCC del MOSI di pertinenza. Nella tabella sono stati inseriti anche i rinvenimenti noti da bibliografia, articoli di giornale, fonti orali che non sono menzionati da documenti di archivio. La tabella è servita a facilitare e velocizzare notevolmente la compilazione dei MOSI avendo in essa già molte voci pronte ad essere copiate nei campi del MOSI, inoltre poiché alcuni campi del MOSI hanno vincoli di lunghezza, come per esempio il campo sull’archivio di riferimento, nel caso di rinvenimenti per i quali si dispone di numerosi dati di archivio la tabella permette di verificare per ciascun MOSI l’eventuale presenza di ulteriori documenti rispetto a quelli citati nella scheda MOSI all’interno del Template.
Prima di inserire i dati nel Template
Lo step principale prima della compilazione del Template è stato quello di procurarsi le basi topografiche necessarie per la georeferenziazione dei siti. Le basi topografiche del progetto sono inserite in un gruppo denominato Cartografia Tecnica in cui si trovano le principali piante vettoriali del centro storico di Fano che forniscono gradi di dettaglio differenziato, ma che sono risultate fondamentali per la georeferenziazione della maggior parte dei dati di scavo e dei rinvenimenti effettuati all’interno del centro storico poiché, come spesso accade, le documentazioni di scavo presenti in archivio utilizzano basi topografiche diverse (CTR, CTNC, catastali ecc.), da qui la necessità di disporre all’interno del GIS di tutte le principali mappe della città. Allo stesso modo sono state importate come raster georiferiti le cartografie storiche e le mappe ritenute utili sia ai fini dello studio sull’urbanistica di Fano, sia per georeferenziare i rinvenimenti archeologici effettuati nei secoli scorsi che si basano su cartografie non più in uso o che indicano edifici non più esistenti, tenendo comunque ben presente il fatto che trattandosi di cartografia storica ha un grado di precisione approssimativo e che molte mappe forniscono una visione prospettiva e non perfettamente zenitale della città.
Si sottolinea che il Template non è un ‘’repository’’ di dati, pertanto, come consigliato anche nel manuale, tutti questi dati non sono confluiti nel geopackage fornito col Template, ma sono stati inseriti in cartelle separate, o preferibilmente in un geopackage apposito, che a lavoro ultimato sarà consegnato alla SABAP.
I principali gruppi creati all’interno del Template di Fano e che si sono dimostrati utili per la georeferenziazione dei MOSI sono:
- Gruppo CARTOGRAFIA STORICA: raggruppa le principali cartografie e mappe storiche di Fano, come i catasti pontifici, alcune planimetrie storiche e mappe della città, la storia dei toponimi delle vie, la localizzazione delle chiese scomparse (quest’ultima utile per indicare il rischio dell’eventuale rinvenimento di tombe)
- Gruppo CARTOGRAFIA ARCHEOLOGICA: raggruppa le principali planimetrie di alcuni scavi storici eseguiti nel centro di Fano, come l’area di Sant’Agostino, Piazza Amiani, Piazza Avveduti ecc.
- Gruppo CARTE ARCHEOLOGICHE DI FANO: raggruppa alcune delle principali carte archeologiche storiche di Fano
- Gruppo VINCOLI PRG: raggruppa gli shapefile che indicano i vincoli di interesse archeologico di edifici sia pubblici che privati, oltre a quelli proposti alla tutela da parte del comune
- Gruppo SOTTOSERVIZI: raggruppa gli shapefile delle principali reti di sottoservizi, come fogne, acqua, gas e luce, utile per determinare eventuali interferenze e compromissioni sulle strutture archeologiche sepolte.
La compilazione del Template
Create le basi per la compilazione del Template, il lavoro è stato strutturato nel seguente modo:
- il MOPR perimetra l’area interessata dal lavoro di ricerca dati e coincide grosso modo con i limiti del centro storico di Fano, anche se si è preferito tenere un margine più ampio per non perdere eventuali rinvenimenti nell’immediato suburbio della città romana. I campi del MOPR sono stati compilati con le informazioni generali del progetto di carta archeologica e con i dati noti sulla storia della città.
- I MOSI sono stati inseriti partendo dai rinvenimenti archeologici censiti dai documenti di archivio o noti da bibliografia, fonti orali, indagini geofisiche ecc. Sono confluite nei MOSI anche le anomalie delle indagini georadar raggruppate sulla base della profondità di rinvenimento e delle caratteristiche in MOSI poligonali o lineari. Poiché per ogni MOSI deve essere allegata obbligatoriamente un’immagine ove disponibile è stata inserita una foto, un disegno, una mappa o qualsiasi altro elemento che possa rappresentare il sito in oggetto, in mancanza di altro è stato allegato uno screenshot della localizzazione su Google Maps. Ogni file immagine allegato è stato nominato con il codice del MOSI di riferimento.
Per la rappresentazione dei MOSI sono stati utilizzati prevalentemente poligoni, soprattutto nel caso di strutture per le quali sono note, almeno in parte, le planimetrie o le estensioni, mentre le linee sono state utilizzate per indicare la rete fognaria, le ipotesi ricostruttive di fogne e strade.
I MOSI puntuali sono stati utilizzati per i rinvenimenti di cui non si conoscono né l’esatta localizzazione, né la forma e dimensione o nel caso di rinvenimenti molto circoscritti che non sarebbero visibili come poligoni a una scala troppo piccola della mappa.
Sono stati inseriti i MOSI anche per le aree che sulla base di sorveglianze archeologiche sono risultate prive di tracce archeologiche, specificando sempre la quota a cui si sono attestati gli scavi e, ove disponibile, la quota del terreno geologico. Quest’ultima, ove disponibile, è sempre stata riportata nel campo note delle quote in quanto la conoscenza della quota di affioramento del terreno geologico risulta utile per la ricostruzione della morfologia originaria su cui si è impostata la città in epoca romana.
Nei MOSI sono indicate le quote relative e assolute, ove disponibili, specificando sempre nell’apposito campo Note il “punto zero” di riferimento per le quote relative.
Il layer Ipotesi ricostruttive è stato utilizzato per ricostruire alcuni edifici, le strade e le fogne. Il layer Ipotesi va sempre attivato partendo dal MOSI di riferimento e mai dal MOPR.
Il layer Scavi si dimostra utile per delimitare aree di scavo in cui le strutture archeologiche sono emerse solo in una parte del cantiere, specificando se tutta l’area di scavo è stata “bonificata” o meno attraverso lo scavo archeologico.